Quando i Galli Senoni nel IV sec. a.C. si stanziarono in area marchigiana entrando in contatto con le più evolute popolazioni italiche acquisirono da esse usi, costumi, oggettistiche ed idee estranee al mondo celtico transalpino.\n\n\nQuesta ibridazione culturale è evidente grazie ai numerosi ritrovamenti archeologici dei complessi tombali marchigiani da cui emergono ceramiche greche, gioielli magno-greci, bronzi etruschi o laziali.\n\nInoltre, molti degli oggetti ritrovati nei corredi si riferiscono ai banchetti celebrativi tipici delle culture italiche in cui l”atmosfera del simposio veniva solitamente completata con coinvolgenti giochi da tavolo. L”influenza etrusca sulle popolazioni Senone fu notevole; non si manifestò solamente nell”utilizzo di utensili importati ma anche nell”adozione di modelli comportamentali, come il gioco di dadi associato a pedine di pasta vitrea colorata rinvenute presso le tombe nobili di Montefortino d”Arcevia, S. Paolina di Filottrano e Moscano di Fabriano, ammirabili presso i musei di Ancona e Arcevia.\n\n\n\nMa quali erano dunque questi giochi che colorivano banchetti, taverne e momenti ludici delle antiche genti?\n\nFra i più diffusi e comuni nell”antichità italica abbiamo il Filetto e la Petteria, di derivazione arcaica, cui si aggiungono il giuoco del Duodecim Scripta e dei Latrunculi, molto diffusi presso la civiltà romana già agli albori della sua nascita, da cui si evolsero rispettivamente il Backgammon e il Tavoliere del Re.